TIPI DA METROPOLITANA

Correva l'anno 2013 ed erano le 17:46 del 28 novembre, e sul mio profilo Facebook i miei malcapitati amici potevano leggere una rassegna dei soggetti che si incontrano sulla M1.

«La katabasi non è la discesa nell'Ade, quelle scale portano giù fino alla metropolitana.

Dopo svariati giorni in cui la mia sconfinata pigrizia non ha mai fatto scendere il mio deretano dalla 58, dopo numerosi viaggi trascorsi a grufolare come una scrofa nel fango sul sedile largo degli obesi, ho deciso di addentrarmi nuovamente in quella giungla che è la rossa a Cadorna alle diciotto e trenta.

Ho avuto modo di individuare diverse tipologie di persone, la maggior parte delle quali sono, ovviamente, da me detestate. 


C'è il milanese purosangue, che ascolta con le sobrie cuffiette della Apple l'iPod, senza mai sollevare lo sguardo da terra. Sa tutto: sa il numero dei passi che lo separano dal tornello, sa già la direzione del treno, individua immediatamente un angolino felice in cui rintanarsi. Si muove all'ultimo prima di scendere, ma non crea alcuno scompiglio, spesso non deve chiedere nemmeno permesso perché sa esattamente come e dove muoversi sui mezzi.


C'è il milanese imbruttito, che ha fatto la tessera ATM l'altro ieri, fra una cosa e l'altra suo padre l'aveva sempre accompagnato ovunque, poi ha preso la patente e parcheggiava easy la Smart ovunque. Ma al dodicesimo eccesso di velocitá il papi ha rimesso il gioiellino nel garage e quindi eccolo qui fra noi pezzenti. Sta sempre e immancabilmente facendo una call importante, ha l'auricolare e appena entra nel vagone si allarma e alzando il tono di voce chiede ripetutamente: «Wei scusa mi senti bene tu? Aspetta perché sono appena entrato in metro e non si respira qui. Parla un po' più forte, scusa, chè sono in galleria. Figa che sbatti, c'è un macello di gente mai visto qui, al ritorno taxi al volo, altro che 'sto carro bestiame!». 



Ci sono i gruppi di amiche di terza media con l'Eastpak ad altezza ginocchia, leggings neri e Jordan, oppure di terza liceo con borsa tarocca Liu Jo, cappellino indossato come preservativo, leggings neri e Ugg. Stanno tutte intorno a un palo, in cerchio, ascoltano la musica a due a due. Le risate sono spesso interrotte da simpatici vezzeggiativi sulla Madonna. La loro giacca é tendenzialmente di colore verde militare, la sciarpa ha le dimensioni di un igloo. Il loro eyeliner é nero quasi come le mie occhiaie.


Seduti ci sono mocciosi che mangiano McDonald's da asporto. Hanno dita lunghe come le gustosissime patatine che stanno ingerendo, chiedono continuamente cose alla mamma di fronte, che cerca di far loro addentare l'hamburger. Fateci caso, ma sono soprattutto cinesi, o giapponesi, o coreani, o filippini, o lì insomma. Per tutto il vagone si diffonde un odore di grasso insopportabile, che ti fa ricordare che tu ami il Mc, vai in giro a dire che non è sano e ci sono ossa tritate e sangue di vitellini nel ketchup, ma questa sera spenderai 75 euro al McDrive. E domani a pranzo salterai perché hai sgarrato. (Menzogna!)

Le vecchie in metropolitana sono generalmente ricche, o paiono tali. Hanno visoni sotto i quali ci stareste in otto, solita scarpa tacco 5, borsa cosí premuta al petto che scendono col fiatone. Quando scelgono il posto in cui piazzarsi, non se ne schiodano piú. Non importa se devi scendere, sei un giovane maleducato che non rispetta la loro scelta di posizionamento. Solitamente fanno amicizia fra loro. Si siedono anche per una sola fermata, appena sali ti informano di quando loro scenderanno, e continueranno a domandarti se "scendi alla prossima".

Ci sono donne di mezza età che leggono preghiere. Hanno nella borsetta un vibratore fluorescente, ma intanto cantano con San Francesco (era lui che se la chiacchierava con le bestie, giusto?) "Nella vecchia fattoria".

Ci sono uomini in completo, che sudano come cinghiali ma non scompongono minimamente il nodo della cravatta. I più tristi si asciugano la fronte con un fazzoletto già pieno di muco. Hanno una ventiquattrore, uno zaino per il pc e diciotto giornali incastrati sotto l'ascella. Poi leggono il Corriere sull'iPad.

C'è chi non solo ha le valigie ma non sa nemmeno la strada, quindi dopo aver chiesto allo sgabbiozzo ATM, dopo aver studiato la cartina e attaccato bottone a dodici passanti, si piazza davanti alla mappa delle linee e non si schioda più da lì.


Esistono poi vari tipi di cretini. Ci sono quei quattro furbi che stanno in piedi davanti a una seggiola vuota, con la gente incastrata nelle porte, ma loro sono tonici. In piedi, sempre. Ci sono quelli che si appoggiano ai pali con tutto il corpo, chi sta intorno a loro non ha nulla cui aggrapparsi, e sviluppa così una muscolatura degli arti inferiori da far invidia a Hulk. Ci sono i tamarri di Trezzano con Emis Killa a tutto volume nelle cuffie grandi dieci volte i loro testicoli; hanno pantaloni della tuta infilati nelle Timberland e bomber The North Face; vanno in giro in branco e si appostano in quella parte di treno mobile che collega due vagoni. Ci sono i lettori, quelli che in piedi, con 912 cristiani in dieci metri quadrati, non possono non sapere se alla fine Fabio Volo si ciula anche quella. Devono leggerlo lì, subito, quindi si aggrappano a qualsiasi cosa vedano con la coda dell'occhio, bofonchiano qualche scusa, e quando trovano appiglio in alto, la loro ascella commossa diffonde fragranza letale. Ci sono quelli che hanno appena fatto la spesa all'Esselunga e hanno 15 bottiglie di Coca e 75 buste sparse per la metro. Puoi beccare le gita scolastiche: orde di nanetti urlanti, brutte maestre spettinate. Ci sono le due amiche quarantenni che si siedono una di fronte all'altra, non accanto, e ondeggiano il collo come bisce per riuscire a raccontarsi cosa ha cucinato ieri la Parodi. Buonissimo.


Dovrebbero girare un reality in metropolitana.

La situazione si aggrava su gialla e verde, il panico regna sovrano: da che lato si apriranno le porte?

Io, se trovo posto a sedere, passo il tempo a leggere i messaggi del vicino, se devo stare in piedi, cuffie nelle orecchie, ballo e mi osservo contro il vetro. A volte mi faccio l'occhiolino. La mia abilità nel muovermi sottoterra, scusate, ma è al livello del milanese DOC. Ho un radar per trovare un sedile vuoto. Posso abbassare la musica se i discorsi intorno a me sono interessanti. Odio chi prega proprio vicino a me. Se sale il musicista, mi incazzo perché il suo volume è più alto del mio. Non importa quanto pieno sia quel treno, io ci salgo, ho fame, devo tornare a casa.»

PS: Chi non si lava dall'era mesozoica non merita nemmeno di essere citato.

B.

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