CINQUE CONSIGLI PER SOPRAVVIVERE IN CAMPEGGIO

Le mie vacanze estive quest’anno sono state parecchio variegate.
Sono dovuta correre a comprare una giacca a vento per ripararmi dalla pioggia, ho scoperto che ai falò in spiaggia nessuno ha in mano un legnetto con cui infilza un marshmallow ma dopo aver sviluppato l’alluce opponibile ciascuno regge quindici birre anche coi piedi, e mi sono fatta portare in rinomati ristoranti italiani in cui il piatto forte è pasta col pollo. Non ho intenzione di dirvi dove è successo cosa, ma credo che sarete in grado di unire i puntini da soli.
Ho trascorso una settimana in Inghilterra, una in Sardegna e una a Cipro.

Per la prima volta nella mia vita sono andata in campeggio.

A dire il vero avevo già passato due notti in campeggio nell’outback australiano – o almeno credo. Insomma, una notte di sicuro, ma l’altra, ecco, voglio dire, non c’era nessuna tenda. Mi spiego meglio: in pieno inverno australiano, in mezzo al nulla, mi fu fornito un sacco a pelo militare dentro cui era vietato qualsiasi tipo di movimento e da cui, ovviamente, usciva solamente il viso che conseguentemente raggiungeva nel giro di due nanosecondi la temperatura dello zero assoluto. Silenzio, cielo stellato, tutto molto romantico soprattutto quando finì. La notte seguente, invece, mi fu concesso il privilegio di una tenda. Una tenda bellissima, come quelle che disegnano i bambini, a forma di triangolo, una tenda che andava chiusa perfettamente perché nelle ore notturne la zona era invasa dai dingo.
Definirei dunque la mia esperienza sarda come la prima vera e autentica.

Non so come siate fatti voi, se abbiate già dormito in un sacco a pelo in mezzo a una pineta, se amiate farlo, o se la sola idea vi faccia rabbrividire. Sono tante le famiglie che hanno sempre prediletto la vita in tenda, il fai-da-te, la natura, il fuoco, la caccia, la pesca… Poi hanno inventato le case. Questa era un po’ la mia sommaria opinione sul campeggio prima di metterci piede. Pensavo che fosse divertente solo se ti piacesse fingere di essere un senzatetto, ma in realtà non si finge proprio niente.

Partendo la presupposto che il campeggio in cui ho soggiornato era molto, ma molto meglio di tanti hotel che purtroppo mi è capitato di vedere a Roma e che dopo aver condiviso camere di ostelli con altre venti persone erano poche le cose che potevano davvero spaventarmi, la mia settimana in terra sarda è stata deliziosa. Perché il pecorino spalmabile è un’esperienza mistica.

Questa vacanza mi ha insegnato tanto, sono tornata parecchio cambiata: ho infatti sconfitto qualsiasi blocco intestinale estivo, e voglio svelarvi il mio segreto.

Un viaggio con gli amici si sa, è sempre piacevole. Per non dire meraviglioso, stravagante e ssspumeggiante. Ma la valigia è sempre piena di dubbi. Tornerò pallida perché faremo così tardi la sera che non andremo in spiaggia prima delle tre e alle sei saremo già al bar per uno spritz? Riuscirò a dormire o qualcuno mi disturberà russando? Ci sarà abbastanza cibo? Avrò abbastanza vestiti? Quanto sarà sporca la nostra piazzola?

Andiamo in ordine.



1) L’espulsione delle feci in luoghi pubblici

Non è facile, ragazzi, soprattutto se si è donne. Tutte le ragazze in tenda erano preoccupate perché non erano assolutamente abituate a mangiare così poca verdura e così tanta pasta, il loro intestino si sarebbe bloccato! Aiuto, la dieta! No, non ero io. Io facevo sempre il bis di pasta, ma la mia pancia è timida e si tiene sempre tutto dentro quando è fuori dalla sua comfort zone. In luoghi estranei è sempre un po’ a disagio all’inizio. Capita anche a voi? Io, per fortuna, ho trovato un rimedio la seconda sera, e non ho certo intenzione di tenermelo per me. Birra calda, amici, birra calda. L’effetto è istantaneo e garantito. Altrimenti chiedete a mio fratello di farvi un caffè, ma per quello serve una moka e un fornello. E mio fratello.

2) La sveglia mattutina

Premesso che in Sardegna abbiamo toccato il picco di quattordici persone in una tenda dotata di sala centrale e tre mini-stanze, e che dunque la temperatura interna non scendeva mai sotto i sessantacinque gradi, accertatevi, come ho fatto io, di aggiudicarvi l’area non riparata dal sole, una bella lontana dall’ombra di qualunque pino. Controllate anche che la finestrella della suddetta area non abbia un’estensione superiore ai tre centimetri per zero virgola cinque, garantendovi un gradevole effetto sauna che renderà voi e il vostro vicino di materassino due gemelli siamesi sudati come vacche al pascolo. Verso le otto del mattino vi sveglierete in preda a una crisi respiratoria da annegamento nel vostro stesso sudore, e correrete a cercare refrigerio sulla cocente sabbia baciata dal fuoco.

3) La fame colpevole

Non so voi, ma io quando si fa una spesa comune mi sento sempre un po’ in colpa a mangiare più degli altri. Ma in campeggio è inevitabile avere fame alle tre di notte. Perché se stai chiacchierando seduto al tavolo nella tua piazzola, qual è il senso dell’essere tornati proprio lì quando si poteva tranquillamente parlare del settore secondario dell’Angola sdraiati sui lettini in spiaggia? E’ vero, in spiaggia dopo cena c’è il padre di Pingu che stira le camicie, ma non è questo il motivo. Ascoltatemi: se avete fame, dovete solo avere pazienza. Lasciate che la gente semplice si rechi al proprio giaciglio, e attendete insieme ai quattro o cinque ganzi del gruppo. Innanzitutto, saranno loro a non farsi scrupoli ad aprire il frigo, e inoltre, spesso, la parte più piacevole della serata ha inizio proprio verso le due e mezza. Quando si dovrebbe rispettare il silenzio e dunque si ride e si prova a gridare sottovoce, ma il risultato è si provoca uno spostamento d’aria che abbatte le dodici tende circostanti e causa un altro tsunami. Vinci il sonno e otterrai pecorino spalmato su pane carasau e attimi di ilare magia.

4) La valigia del senzatetto

Prima di partire sai benissimo che non ti servirà assolutamente nulla, eppure vuoi riuscire a portarti via una quantità di vestiti inenarrabile che spazi, in termini di qualità, dalla maglietta che hai recuperato dal cassonetto della Caritas all’abito che Belen indossava al matrimonio della Canalis. Perché credi che di giorno ci si debba adeguare all’habitat del campeggio e vuoi dunque sfoggiare outfit da pezzente per far credere a tutti che nelle vene ti scorra sangue selvaggio, ma di sera vuoi mettere in chiaro che tu non ti abbasserai mai a quei livelli plebei. La verità, ragazzi, è che ciò di cui avrete bisogno è ben poco e fra quel ben poco appena citato vanno incluse scorte immense di OKi. Lasciate a casa le scarpe e andate a prendere il numerino in farmacia. L’OKi è indispensabile se rientri nella sopracitata categoria dei ganzi che rimangono svegli a oltranza e che alle sei di mattina decidono di fare quello che loro classificano come bagno di notte, inconsapevoli del fatto che rientra già nella categoria di bagno mattutino. Soprattutto perché al rientro si lavano i denti in bagno con i vicini di tenda: chi va a dormire e chi s’è appena alzato. Ah, la prospettiva.

5)
Il ritorno allo sporco

I filosofi neoplatonici parlavano di ritorno all’Uno, i poeti della tenda parlano di ritorno allo sporco. Vi ho già anticipato che ho sempre ritenuto il campeggio un’attività comune e stimolante prima dell’invenzione delle case, e guarda caso, all’età della pietra le caverne erano davvero zozze, ma a tutti andava bene così. Il sonno di nessun bambino veniva tediato dall’assordante rumore dell’aspirapolvere della madre. Tenere la piazzola pulita non è semplice, soprattutto se nessuno muore dalla voglia di farlo. Essere schizzinosi non è il rimedio giusto. No. Sfilatevi lentamente le ciabatte e chiudete gli occhi. Sgranchite il piede tenendolo sollevato in aria e avvicinatelo dolcemente al suolo. Fatelo entrare in contatto con aghi di pino, filtri di sigarette, tabacco, formiche e briciole di pane. Mantenete la posizione per alcuni secondi, inalando ed esalando con calma. Bravi, siete appena diventati un unicum con lo sporco, lo avete assimilato e reso parte di voi. Lo sporco deve diventare un amico essendo un nemico troppo difficile da sconfiggere. Scherzo, pulite. Organizzate dei turni, o nessuno lo farà. Io per prima, perché sono una brutta persona.

Il campeggio fa paura se non ci sei mai stato. Il campeggio fa paura anche se ci sei già stato. Ma poi ci torni comunque.

B.

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