IL RAFFINATO, LO SPORTIVO E IL CAVALIERE. Tre (esistenti) rimorchiatori seriali

Avrei voluto scrivere prima, pubblicare un post infrasettimanale o magari anche due, ma sono stata parecchio impegnata. Che, per i miei standard, significa che è capitato che un paio di giorni mi sia coricata più tardi delle 21:30.
Quindi non ce l'ho fatta, ma giuro che spesso mi sono ritrovata a pensare che l'unica cosa che volevo davvero fare era mettere nero su bianco qualche idiozia. E invece mi sono dovuta limitare ad appuntare idee sul mio taccuino - che vanta anche una sezione “Cose da fare”, dalla quale nulla è mai stato depennato.

Vi dico solo che l'ho appena riletta, e uno dei miei imminenti compiti pare essere ascoltare tutte le sigle dei Pokémon.

Vorrei velocemente mettervi a conoscenza di una mia importante adesione. Mi sono iscritta a TripAdvisor un mesetto fa, e non mi ferma nessuno. Sono già una top contributor, ho visitato un sacco di città, ricevo un sacco di email che mi fanno sentire un sacco Gordon Ramsey in “Cucine da Incubo”. Dunque, se siete proprietari o amici di proprietari di attrazioni turistiche, ristoranti, bar o altro, tremate. In realtà non sono così cattiva come voglio far credere: ho fatto buone recensioni a locali da cui sono stata sbattuta fuori, e credo ciò mi faccia onore. L'essere sbattuta fuori, intendo.

Oggi vorrei, prendendo spunto dall'intensa giornata di venerdì 28 novembre, dare tre esempi di frasi esemplari per un rimorchio sicuro e garantito. Tre citazioni che meriterebbero dei voti utili sul FlirtAdvisor.
Tutto è accaduto davvero, tutto nella stessa giornata, da dopo pranzo a notte inoltrata. Soprattutto, tutto è accaduto a me: la regina dei commenti a posteriori, Sua Maestà poker face nell'immediato.


IL RAFFINATO


Ore 14, metropolitana linea 1.
Sono seduta. Sto leggendo un libro di Alice Munro. Sto anche ascoltando la musica. Il kit di chi vuole gli/le venga rivolta la parola? No. Ah, ma sei la nonna? Non mi parlare comunque.
Accanto a me un posto vuoto, poi un baldo giovine, infine un uomo straniero di non ben identificata nazionalità.
Dopo nemmeno una fermata, il ragazzo si sposta accanto a me e, presumo, mi dice qualcosa. Non ricevendo risposta, osa instaurare un contatto fisico con me picchiettandomi un dito sulla spalla. Mi giro e lo guardo: sta muovendo la bocca. Maledizione. Mi tolgo una cuffia.


“Guarda, ciao, mi sono spostato qui vicino a te perché quello puzza in una maniera assurda.”
Con gli occhi serissimi, accenno un sorriso.
“Puzza davvero un sacco.”
Allargo, forzandolo, il sorriso.
“Quello puzza, ma tu no, tu non puzzi affatto.”
Dopo quest'ode oraziana, mi sento in dovere di rispondere.
“Okay.”
Dai, Bea, più convincente.
“Grazie. Avevi scelto il posto sbagliato.”
Meglio.

Tu non puzzi.


                                       


E dovete sapere che quando l'ho raccontato su Skype, mi è stato risposto: “Chiaramente quel tizio non si è mai svegliato di fianco a te.” E uno che se ne esce con 'ste frasi mi ha anche conquistato sul serio, vorrei far notare.


LO SPORTIVO

Ore 14:50, British Council di Via Manzoni 38, Milano.

Sono al lavoro. Sto camminando in corridoio con il mio fantastico badge al collo: BEATRICE – BRITISH COUNCIL. Mi ferma un individuo. Indicativamente 35 anni, in giacca e cravatta, rasato, ego e imbruttimento over 9000.“Ciao, scusa, tu lavori qui?”
“Ciao, sì.”
Tutto quello che mi ha chiesto è pressoché irrilevante. Andate sulla pagina del Milanese Imbruttito e fate scorrere tutte le immagini. Bene o male avete ricostruito il suo monologo. E sono la prima a metter like a tutte quelle frasi, ma sentirsele pronunciare davvero tutte in una frase senza subordinate, è agghiacciante.
Arriviamo al dunque.

“Ehi, ma posso dirti una cosa? Hai una vita strettissima. Fai palestra?”
“Mah, vado due volte a settimana, non so se lo definirei davvero andare in palestra.”
“Hai una vita davvero strettissima.”
“L'unica cosa che ho stretta.”
E mi rendo conto solamente adesso di quanto suoni in realtà male questa affermazione.

Ha poi indagato su dove io abiti, ed è venuto fuori che è un consigliere comunale proprio della mia zona 7 di Milano.

“Guarda, ti lascio il mio biglietto da visita, così se ti va di fare un po' di sport al Parco delle Cave, puoi chiamarmi e andiamo insieme. Devi mantenere quella vita così stretta.”

Hai una vita strettissima.


IL CAVALIERE

Ore 24, Bobino nightclub.
Non avevo alcuna voglia di infighettarmi (anche perché io non sono figa. Ed ecco i cinque motivi per cui non lo sono http://redgoon.blogspot.it/2014/11/cinque-motivi-per-cui-io-non-sono-figa.html?utm_source=BP_recent&utm-medium=gadget&utm_campaign=bp_recent), perciò sono uscita di casa con dei jeans a vita alta che mi fanno un sedere portaerei e una magliettina corta che lasciasse ben in vista il piercing all'ombelico. Capelli legati in una coda di cavallo. Quel look sportivo, trascurato, mai casuale, sempre studiato. Non è vero, è un look di merda.
Siamo un gruppo di circa quindici persone. Siamo in cerchio, stiamo ballando.

Ha gli occhiali, è stempiato, è brutto e si avvicina. Mi imbarazza dirlo, ma era del mio tavolo, lo avevo conosciuto solo quella sera, però.

“Ah, tu hai la coda?”
Che occhio, avrei voluto dire.

“Non sai prendendo quella coda cosa ti farei da dietro.”

Il DJ ha spento la musica e ci ha mandati tutti a casa.
Con il mio tipico passo del granchio noncurante, mi divincolo di lato e vado a confidarmi da un amico.

“Ma chi, Marco? Mi ha appena chiesto se sono gay, ma Bea, ma ti pare? A me!”

Agguerrito, Marco. Su tutti i fronti.

Non sai prendendo quella coda cosa ti farei da dietro.

Io credo che l'abbordaggio sia un momento per nulla facile. Credo sia un'arte che va coltivata perché si migliori. E, come in ogni campo, c'è chi nasce più abile e chi meno. E credo inoltre che io sarei un disastro come uomo, probabilmente mi avvicinerei e proverei subito a palpare le tette, ma presumo – e spero, che riuscirei a partorire massime più fantasiose.

Fatta eccezione per la vita stretta, che non so come trasformare, il “tu non puzzi”, sarebbe stato meno ridicolo nella variante “hai un buon profumo”; la coda, invece, “hai davvero dei bei capelli, l'ho notato anche da legati”. Non dico che queste frasi avrebbero funzionato, ma amici pendotati, secondo me il caro vecchio “ciao, come ti chiami?” è un evergreen che garantirebbe uno scambio di battute più lungo rispetto ai precedentemente citati brillanti esempi di strofi saffiche.

Se volete puntare fin da subito sulla simpatia, quella è un'altra questione. Se volete puntare sulla simpatia, potete avvicinarvi e raccontarmi di quella volta che Bocelli ha mangiato a pranzo un panino al volo, e adesso non ci vede più dalla fame. Saremmo marito e moglie a fine serata.

Spero questa settimana di riuscire a scrivere di più e rimorchiare di meno.

Un saluto a Dario che mi legge sempre ma non apre i miei link su Facebook perché è un ribelle. E anche all'eterosessualissimo Simo.

Io adesso mi faccio una bella coda e faccio qualche esercizio fisico per mantenere la mia vita stretta, senza sudare troppo, non vorrei mai puzzare.


B.


PS: Ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti é assolutamente voluto.
Che poi, io faccio tanto la schizzinosa, ma un giorno vi racconterò come sono stata avvicinata da colui che alla fine è riuscito ad arrivare al dunque. Lo farei anche domani, ma poi so che mi terrebbe (giustamente) il muso una settimana.

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